Sul capo della Vergina è stato posto un diadema di latta. Tre mesi fa i ladri fecero irruzione nella struttura.

FOGGIA — Nonostante le promesse giunte da più parti e gli interessamenti annunciati da quasi tre mesi la Madonna dell’Incoronata è senza corona d’oro, rubata il 12 ottobre scorso. Da allora sul capo della Vergine è stato posto solo un diadema in latta. Ma questo non sembra essere un problema per il rettore del santuario, don Felice Bruno, né tantomeno per i tantissimi fedeli che, ogni giorno, giungono da ogni parte d’Italia per pregare sotto la sua statua.

«A noi — spiega don Felice — non interessa lo sfarzoe l’oro. Anche per questo subito dopo il furto non abbiamo voluto cavalcare l’onda emotiva facendo raccolte di denaro. Anche con quella corona di latta sulla testa resta sempre la nostra Madonna». Nella notte tra il 12 e il 13 ottobre qualcuno è entrato nel santuario, forzando la grata di una finestra. Una volta all’interno della chiesa i ladri si sono diretti dietro l’altare dove si trova la teca che contiene la statua della Madonna nera, rubando la corona e altri monili in oro.

Subito dopo il furto si sono registrate una serie di promesse finalizzate a raccogliere il denaro per acquistare una nuova corona in oro. Tra queste, anche quella della comunità di Palazzo San Gervasio, il comune di provincia di Potenza che alcuni anni fa aveva donato il diadema di due chili e 200 grammi, realizzato in oro con rubini e zaffiri rubato ad ottobre scorso. Ma ad oggi nessun impegno fatto da associazioni, privati cittadini ed istituzioni al Santuario è stato ancora mantenuto. «Abbiamo raccolto — prosegue ancora don Felice — qualcosa con la manifestazione organizzata all’interno del santuario qualche settimana dopo il furto della corona. Ma più che un incontro per raccogliere del denaro, è stato un mio omaggio culturale alla Madonnna dell’Incoronata». E così la Vergine nera è ancora con la corona in latta anche se questo non sembra aver intaccato la sua «popolarità» tra i tantissimi fedeli che si recano ogni giorno al Santuario.
Fonte:http://corrieredelmezzogiorno.corriere.it