La lista di Barbuzzi, seconda solo per 13 voti, presenta ricorso al Tar: «Candidati cancellati e sostituiti all'ultimo minuto, dubbie le schede annullate»
A Palazzo cominciala guerra degli eletti
Solo 13 voti. E¹ questo il risicato vantaggio con
cui il neo sindaco di Palazzo, Michele Mastro, defilippiano doc, si è imposto sull'avversario, Giovanni Barbuzzi alle scorse amministrative del 6 e 7 maggio. Ma ora a ribaltare il risultato delle urne potrebbe essere il Tar di Basilicata. Secondo i ricorrenti, ovvero i candidati della lista numero 4 "Un futuro per Palazzo", tutte le operazioni elettorali, dalla presentazione delle liste, fino allo scrutinio, sarebbero state condite da "numerose irregolarità". Nomi di candidati cancellati con bianchetto e sostituiti con quelli di altri all¹insaputa dei primi, e soprattutto a liste già firmate da parte degli elettori, e ancora, firme ritenute false da parte di candidati materialmente assenti. A cui si sarebbero aggiunte le "anomalie" commesse durante le operazioni di scrutinio al fine di condizionare l'esito del voto: schede dichiarate nulle senza che ce ne fossero i presupposti, schede da annullare ritenute, invece, valide. Nei giorni del voto, nella cabina elettorale della seconda sezione si sarebbe vista pure un'elettrice (parente di un candidato) per la quale avrebbe votato il suo accompagnatore, senza che nel verbale sia stato indicato il motivo dell¹accompagnamento o siano state specificate le ragioni da parte del medico che ha rilasciato il certificato. Insomma, per i candidati ricorrenti, gli illeciti sarebbero stati tanti, troppi. Che messi insiemi, basterebbero a ribaltare e stravolgere il risultato finale, con la netta vittoria del secondo "classificato" Barbuzzi. Ed è per questo che l'aspirante primo cittadino, insieme ai candidati della sua lista, rappresentati dall¹avvocato Vito Barbuzzi, hanno presentato ricorso al Tar, chiedendo l¹annullamento del verbale di proclamazione degli eletti, insieme a tutti gli atti ufficiali relativi alle operazioni di voto. Al termine dell'udienza, che si è svolta ieri, il giudice amministrativo si è riservato di decidere. Per i prossimi giorni è atteso il verdetto. E nel frattempo a Palazzo San Gervasio sono giorni di fuoco. Tutto era iniziato con la presentazione delle liste. A far esplodere il caso era stato Giovanni Liberatore. Quest'ultimo, inizialmente inserito nella lista del sindaco eletto, sarebbe stato sostituito all'ultimo momento, e soprattutto dopo che la lista era stata già sottoscritto dagli elettori, così come prevede la legge. Il suo nome sarebbe stato cancellato con il bianchetto - i segni sono ancora visibili, scrive l'avvocato Barbuzzi - a favore di quello di Canio Nozza. Stessa cosa sarebbe accaduta per l'altro candidato, Savino Arpa, che, anche lui in extremis, avrebbe preso il posto di Savino Italiano. I ricorrenti sostengono che l'operazione è «palesemente illegittima», e si esprimono in termini di "contraffazione", visto che la sostituzione sarebbe avvenuta a raccolta firme e sottoscrizione della lista già fatta. Ed è su questo specifico punto che si innesta anche il procedimento giudiziario per "falso ideologico" che è stato aperto presso la Procura di Melfi. Rispetto al candidato Arpa, va detto però, che il caso si complica ulteriormente. Dagli atti ufficiali risulta - sostengono i ricorrenti - che questi ha accettato e sottoscritto, davanti a un pubblico ufficiale, la sua candidatura il 2 aprile. Eppure, quel giorno, Savino Arpa, carabiniere a Modena, era in servizio, a centinaia di chilometri da Palazzo San Gervasio. «Dunque - chiedono i ricorrenti - le 74 preferenze di Arpa vanno sottratte ai voti complessivi finali della lista numero due capeggiata da Mastro». Ma nel ricorso - come si diceva in premessa - vengono pure segnalate le "anomalie" riscontrate nel corso dello scrutinio. Delle tante schede annullate nel verbale della sezione numero 1 si specifica che 17 sono per il candidato Barbuzzi. Non valide «perché la volontà effettiva dell'elettore è stata ritenuta in modo non univoco». Il che - per l'avvocato Barbuzzi - è una contraddizione a tutti gli effetti: «Se si precisa che 17 schede non valide erano per il candidato sindaco Barbuzzi, come si fa a dire che la volontà dell¹elettore non è chiara?». Il verdetto finale non arriverà dalle urne ma da un¹aula di Tribunale.
Fonte:www.ilquotidianodellabasilicata.com