"É mia assoluta volontà ancora che l'intero palazzo di mia attuale e costante abitazione, nel quale visse e mori il mio adorato e compianto genitore, e nel quale si contengono tanti preziosi dipinti, opera di celebrati pittori e tanti libri tutti da me acquistati, rimanga esclusivamente destinata per uso di Biblioteca e Pinacoteca nel modo come si troverà all’epoca del mio decesso. La Pinacoteca e la Biblioteca saranno in perpetuo alloggiate nel detto mio palazzo di abitazione come ora lo sono".
Con queste parole Camillo d'Errico destinava, con il suo testamento segreto, letto il 2 novembre 1897, due giorni dopo la sua morte, la più grande raccolta d’arte privata del Meridione: 298 tele del XVII e XVIII sec., 500 stampe dello stesso periodo, 8.000 volumi delle sua biblioteca (alcune serie uniche al mondo), più due palazzi prospicienti, alla collettività di questo paese. Camillo d'Errico fu uno dei più illuminati esponenti della sua famiglia, di nobili e antiche origini, proveniente da San Chirico nel Lagonegrese. Sindaco di Palazzo nel periodo postunitario, favorì il miglioramento delle condizioni di vita dei suoi concittadini con una serie di provvedimenti: introdusse l'illuminazione elettrica (uno dei primi comuni del Sud a esserne dotato); sistemò le strade; ampliò il cimitero; fondò una biblioteca comunale nel 1893.
Camillo d'Errico non fu, però, soltanto un brillante amministratore, ma è soprattutto un cultore dell'arte e del sapere. La grande raccolta dei dipinti da lui allestita si arricchiva di quadri provenienti sia dal Castello di Palazzo “Palatium Regium” sia da Napoli. La sua pinacoteca annovera tele tra cui opere della scuola napoletana di Salvator Rosa, Massimo Stanzioni, Luca Giordano, Micco Spadaro; della scuola romana di Guido Reni, Carlo Dolci, Carlo Maratta; della scuola bolognese del Guercino e i fratelli Agostino e Annibale Caracci; della scuola fiamminga di Antonio Van Dick, Pieter Brueghel il Vecchio, Pieter Snayers; della scuola spagnola di Diego Rodriguez de Silva y Velásquez e josé de Ribera detto lo Spagnoletto. Non mancano, infine, dipinti delle scuole francese e tedesca. La biblioteca contiene circa 8.000 volumi, fra cui stampe e cronache antiche, testi letterari, giuridici e storici, appunti sulla storia delle chiese presi e mai utilizzati; le carte di famiglia ordinate in un archivio ricchissimo, depauperato, però, dal tempo, dall'incuria e dai numerosi trasferimenti del materiale.
In ossequio a quella illuminata volontà e seguendone le disposizioni, l’allora Governo Italiano, con Regio Decreto n. 963 del 19 luglio 1914, provvedeva all’istituzione dell’Ente Morale “Biblioteca e Pinacoteca Camillo d’Errico”. Il successivo Decreto, n. 1926 del 16 dicembre 1915, ne approvava lo Statuto. Atto, quest’ultimo, che affida la gestione dell’Ente Morale ad un Consiglio di Amministrazione, presieduto dal Sindaco di questo Comune. Il 1939, adducendo ragioni di sicurezza, con legge n.1082 del 13 luglio 1939 cui seguiva Regolamento di esecuzione (R.D. 2 ottobre 1940, n.1588) l’allora Ministero dell’Educazione Nazionale, Giuseppe Bottai, disponeva lo spostamento dell’ingente patrimonio nella città di Matera. Questo quanto risulta dagli atti ufficiali. Esaminando però il numeroso carteggio, all’epoca intercorso tra i protagonisti della vicenda, la questione assume ben altro aspetto. Si trattò, in effetti, di un piacere reso dal Governo dell’epoca, ai gerarchi lucani: non avendo mezzi finanziari per mandare il chinino alla città di Matera dove, come riferisce in Cristo si è fermato ad Eboli, un certo Carlo Levi, turista lì non certo per caso, i bambini morivano come mosche a causa della malaria, gli inviarono i quadri ed i libri della raccolta d’Errico. Poggia su queste nobili premesse l’aspirazione della città di Matera a porsi come città d’arte e di cultura: bambini mai diventati uomini e uomini ancora oggi violati nei lori diritti inalienabili, (chissà cosa ne penserebbe l’UNESCO?).
Poiché tuttavia si tratta di una legge, la 1082/39, chiaramente in violazione del diritto testamentario, inviolabile nei paesi civili, più volte, nel dopoguerra, si fu vicini al ritorno della Pinacoteca nella sua sede naturale: qui a Palazzo San Gervasio, in Corso Manfredi, dove la volle Camillo d’Errico. Il 1958 l’allora Ministro proibiva al direttore del Ridola, museo materano di esporre i quadri della raccolta, perché dovevano ritornare a Palazzo S.G., il 1975 il Ministero finanziava addirittura il restauro della sede della Pinacoteca. Non se ne fece mai niente da un lato per l’opposizione della città di Matera, un suo Sindaco, tal Pasquale Lamacchia giunse a minacciare barricate, dall’altro per l’atteggiamento politicamente compiacente, quando non complice, di molti amministratori locali che, sull’apparente disinteresse per la questione, costruivano le loro fortune politiche e personali. Finalmente, in un momento di debolezza della politica, l’allora Amministrazione Comunale, il 1996, messe da parte le petizioni e le invocazioni sterili, fece le due uniche cose sensate e concrete da farsi per risolvere il problema. Per prima, cercò, una soluzione di diritto alla controversia, rivolgendosi al Tribunale, poi di dare una sistemazione decorosa alla sede della Pinacoteca, restaurandola.
Infatti mentre la sede della Pinacoteca è stata restaurata sin dal 1999, grazie ad un finanziamento frutto di un avanzo di bilancio realizzato il 1997 ed a un progetto esecutivo approvato lo stesso anno, positivo è stato il giudizio dinanzi al Tribunale Civile di Potenza, con sentenza 121/06, il Giudice dott. Giuseppe LO SARDO, operante nella qualità di Giudice Unico, ha emesso la seguente sentenza nella causa iscritta al n.1423/97 R.G., avente ad oggetto la rivendicazione di universalità mobiliare e vertente Tra la “BIBLIOTECA E PINACOTECA CAMILLO d’ERRICO”, ed il MINISTERO PER I BENI E LE ATTIVITA’ CULTURALI, con sede in Roma. Al P.Q.M. il Tribunale di Potenza Condanna il Ministero dei Beni e delle Attività culturali alla restituzione della Biblioteca Pinacoteca “Camillo d’Errico” in favore dell’Ente Morale Camillo d’Errico.;
Dopo sessant’anni di controversie GIUSTIZIA E’ STATA FATTA.
Oggi presso il palazzo d’Errico sono in atto dei lavori di miglioramento, poiché il 2004 la Soprintendenza di Potenza ha inteso adeguare la sede museale palazzese, con un impianto di climatizzazione adatto al mantenimento climatico dei locali che custodiranno le pregiate opere. Detto lavoro verrà concluso dopo un ritardo tecnico di quasi un’ anno e mezzo entro giugno 2008 come assicurato dal direttore dei lavori.
Il 05 marzo 2008 l’Ente Morale Camillo d’Errico è stata accolta ufficialmente nella fondazione Euro mediterranea Anna Lindh per il “Dialogo tra le Culture”, con sede nelle Biblioteche Alessandrine in Egitto. Questo primo grande riconoscimento da lustro non solo a Palazzo San Gervasio ma a tutta la regione Basilicata, il nuovo consiglio d’amministrazione dell’ente morale apre le porte non solo all’Italia, ma a tutto il bacino euro mediterraneo per far visionare il proprio patrimonio artistico nel circuito culturale europeo.
Ora Palazzo San Gervasio attende che la Regione Basilicata riconosca il valore della collezione d’Errico finanziando il P.d.L. suddetto per far si che finalmente le volontà del Cavalier Camillo d’Errico sia esaudite.