Anni sessanta. Ero ancora bambino quando la sera del 1° sabato dopo Pasqua udivo il suono del campanello precedere l’annuncio del chierichetto :”cramatèin nsciòun scess fòr c’amà sci a purtà  la Madonn a Francaviggh” (“domattina nessuno vada in campagna perché dobbiamo portare la Madonna a Francavilla”). E la sera del 1° sabato di settembre: ”cramatèin nsciòun  scess fòr c’amà sci a pglià  la Madonn da Francavigghi” (domattina nessuno vada in campagna perché dobbiamo andare a prendere la Madonna da Francavilla).
Ricordo con nostalgia quel suono e quelle voci. Non avevano un megafono né un amplificatore, ma erano udibili dall’interno delle nostre umili abitazioni: a quell’ora, di solito, tornato il papà dai campi e finiti i nostri giochi per strada eravamo tutti radunati intorno alla mensa. Non avevamo i rumori del traffico odierno e non eravamo presi né dalla televisione né dai computer che non avevamo…..
L’appello era chiaramente rivolto a tutti: nsciòun (nessuno doveva mancare). E dall’appello si capisce che l’attività principale dei nostri genitori e dei nostri parenti era quella contadina: nsciòun scèss fòr (nessuno vada in campagna).
La mattina seguente si partecipava  in un clima di festa alla “tradizionale” processione mariana.
" Il termine tradizione (dal latino traditiònem deriv. da tràdere = consegnare, trasmettere) (spesso  utilizzata in tale senso la definizione "tradizioni popolari" o "folklore") è solitamente usato come sinonimo di consuetudine, intendendo la trasmissione nel tempo, all'interno di un gruppo umano, della memoria di eventi sociali o storici, delle usanze, delle ritualità, della mitologia, delle credenze religiose, dei costumi, delle superstizioni e leggende. "

 
Si racconta (si tramanda, è tradizione quindi) che in tempi remoti (la statua lignea della Madonna è attribuita al Settecento ma probabilmente è più antica) nell’omonima area boschiva ci fosse un villaggio chiamato Francavilla e che la Madonna apparve agli abitanti dello stesso. Di qui la decisione di costruire un santuario a Lei dedicato.
I nostri anziani ricordano che fino ad una cinquantina di anni fa la chiesetta era sempre tenuta aperta da un guardiano (il fratocchio); per cui la gente poteva in qualsiasi momento far visita alla Madonna al bosco.

Il progresso ha cambiato negli ultimi 40 anni le nostre abitudini ed il nostro modo di vivere.
Ci provi  qualche sera un ragazzino  a scampanellare ed a fare il suo proclama per le strade cittadine  all’ora di cena! Rintanati dietro infissi atermici ed insonorizzanti, tutti presi dal maxi schermo e dall’home tv o intenti a navigare su internet ed a colloquiare – pardòn, a  chattare -  con lontane persone sconosciute, ignari degli anziani genitori o dei fratelli nelle camere accanto, magari con gli auricolari nelle orecchie, non credo proprio  che qualcuno riuscirebbe a sentirlo …
Oggi i campi sono coltivati con i velocissimi ed efficientissimi mezzi meccanici: aratura, semina, diserbo, concimazione e raccolta si svolgono in tempi brevissimi e con l’impiego di poca mano d’opera. In campagna non vive più nessuno. I casolari di campagna sono da tempo abbandonati.
Gli anziani contadini non ci sono più.  E non c’è più da tanto tempo neppure  il fratocchia di Francavilla .

La gente del mio paese che mi conosce sa che al di fuori del mio orario di servizio, salvo altri impegni, amo stare il più possibile a contatto con la natura.
Frequento assiduamente da ormai 30 anni il nostro bosco in compagnia dei miei cani. Ne conosco ogni angolo.
Spesso durante le mie lunghe passeggiate, in qualsiasi stagione dell’anno, soffermatomi nei pressi della chiesetta di Francavilla mi è venuto il desiderio di entrarvi, ma non mi è stato mai possibile perché chiusa.

 Mi sono spesso domandato qual è il senso di una tradizione popolare che  vuole una chiesa  sempre chiusa.

Non credo assolutamente che la gente che volle costruirla lo fece con lo scopo di tenerla chiusa: sarebbe un’assurdità!...
Eppure negli ultimi decenni è stato proprio così. Dal mese di aprile a settembre: chiusa,  perché la Madonna è “in trasferta” al paese; da settembre ad aprile successivo: chiusa (con la statua della Madonna all’interno), perché in inverno nessuno va in campagna e non c’è chi si interessa di aprire la chiesa.
Cominciò così a balenarmi alcuni anni fa  l’idea di “invertire la tradizione” (perché no?).
Probabilmente, mi dicevo, se la Madonna restasse al bosco in primavera ed in estate, se i preti venissero a celebrare messa almeno la domenica, se cominciassero a celebrarvi i primi matrimoni ….
La gente verrebbe di sicuro. Si creerebbe un movimento intorno al santuario, come è stato per tanti altri santuari mariani (quello dell’Incoronata di Foggia 50 anni fa era poco più grande della nostra chiesetta). 
Possibile che nessuno ci tenga? Ed i nostri preti?
Ricordo di aver sollevato più volte il problema con entrambi i  vecchi parroci don Francesco Scuotri e don Donato Giordano, i quali  condividevano il mio pensiero ma esitavano pensando alla “tradizione popolare”.  Il più anziano don Francesco, in verità, pareva più propenso: “In fondo sono gli uomini che fanno le tradizioni”, diceva, “forse hai ragione. Vedremo…”

Circa dieci anni fa, all’arrivo del nuovo parroco don Teodosio Muscio, ho insistito più volte: “Questo è giovane” – mi dicevo – “comprenderà subito e si darà da fare”. Macchè!   “Si, è come dici tu. Però …. e però …. e  però ….”.  Mille problemi. Intanto la tradizione teneva chiusa la chiesa al bosco.
Che brutta sensazione quando dei turisti pugliesi incontrati nel bosco mi dissero: “Che bel posto avete qui a Palazzo! Un bel bosco, tanto verde, i torrenti, le sorgenti, il laghetto. Una bella chiesetta, ben tenuta… Ma perché è chiusa? Se avessimo noi in Puglia un posto così! ….”

Non mi sono dato vinto; e quando è arrivato  un altro giovane prete, don Enzo Fiore, sono tornato alla carica. Con qualche amico che condivideva il mio pensiero abbiamo fatto, credo nel 2005, una raccolta di firme inviando ai parroci ed al Vescovo della Diocesi di Acerenza  la richiesta di invertire le processioni di aprile e di settembre, in modo da tenere la Madonna nella chiesetta del bosco in primavera-estate ed in paese in autunno-inverno. Così la statua sarebbe sempre stata esposta alla devozione dei fedeli: al bosco nella bella stagione, al paese nella stagione fredda.

Dall’aprile 2007, con l’approvazione dei parroci, si è finalmente inteso fare una “prova”: tutti i sabato pomeriggio, da aprile a settembre, si recita il santo rosario al bosco. Nel mese di maggio, dedicato alla madonna, vi si celebra ogni mattina alle nove  la Santa Messa. E la sensazione di pregare nel silenzio del bosco è solo da provare!...
La partecipazione della popolazione  è stata finora soddisfacente. L’impegno profuso soprattutto da don Teodosio ammirevole: si trasforma addirittura in autista di bus per trasportare le persone anziane dal paese al bosco e viceversa.
Nei giorni scorsi, in occasione della festa di riapertura del santuario, nonostante il persistere del maltempo, l’amministrazione comunale si è prodigata per far tagliare l’erba nel piazzale antistante la chiesa e per cominciare a sistemare un’ampia area per il parcheggio delle auto nelle vicinanze , in modo da garantire la sicurezza stradale ai pellegrini. A breve l’area sarà definitivamente sistemata con il ripristino di una vecchia stradina nel bosco per l’accesso a piedi dal parcheggio al piazzale della chiesetta.
Mi tornano oggi  alla mente le parole di don Francesco: “sono gli uomini che fanno le tradizioni” e queste, a mio avviso, possono e devono essere cambiate, rivalutate (non soppresse) ed adeguate ai tempi ed alle esigenze. Lo vedo, il nostro caro don Francesco, sorridere col suo volto simpatico ed approvare da lassù….
Sono convinto che con l’impegno di tutti si possono fare grandi miglioramenti.
La devozione mariana è parte integrante della fede cristiana.  Avere quindi qui nel nostro bosco un santuario dedicato a Maria, lasciatoci in eredità dai nostri avi perché a nostra volta possiamo tramandare ai nostri figli questa devozione, è una fortuna.
Deve essere un impegno per noi migliorare ciò che possiamo migliorare.
Senza polemiche ed ipocrisie, ma con la collaborazione reciproca di gente che  si stima  e  si vuole bene, che ama il proprio paese e vuole vederlo crescere.