Spinazzola-Storia paradossale quella dell’impianto solare termodinamico che si vuole realizzare a Banzi, a confine con il territorio di Spinazzola a ridosso della città di Palazzo San Gervasio. Distesa di specchi su 226 ettari su terreni agricoli irrigui. Quell’impianto è davvero enorme e sconvolgerebbe un intera area. Un ibrido, ovvero oltre al sole verrebbe alimentato con il gas e non mancherebbero quindi emissioni in atmosfera difficili da paragonare all’aerosol. E poi per il “no” si è aggiunta una caterva di motivazioni che richiamano al diritto alla salute, al rispetto del paesaggio, a quello dell’ambiente, rischio rilevante di incendio e all’idea di non essere colonizzati dall’industria del sole. Mentre di già sta avvenendo quella da parte degli industriali del vento con pale eoliche smembra paesaggio. Tra i tanti ostacoli che si stanno contrapponendo all’impianto solare termodinamico ci si è messo l’ignorato fin qui Comune di Spinazzola che ha scoperto della distesa di specchi a suo confine solo per caso. L'Ufficio Tecnico di Spinazzola ha annullato il permesso di Costruire (n.16 del 06.10.2011) rilasciato alla SNAM Rete Gas S.p.a. riguardante il rifacimento del metanodotto di allacciamento al Comune di Palazzo San Gervasio, mediante condotta DN 150 (6'') - 75 bar, il cui primo tratto ricade in agro di Spinazzola. “Tale allaccio, dice qualche esperto, avrebbe consentito la sostituzione dell'attuale metanodotto DN 80 (3'') a servizio del Comune di Palazzo S. Gervasio. Il metanodotto DN 150, oggetto di annullamento del permesso di costruire, sarebbe stato funzionale per l'allaccio dell'ipotetico impianto della Teknosolar Italia 2 S.r.l.”. In pratica la SNAM non iniziando i lavori, perdendo il permesso, ha posto l’impianto termodinamico ibrido alla canna del gas. Ma i cittadini sono in subbuglio in queste ore per aver scoperto che nella Regione Basilicata gli impianti di solare termodinamico sono stati una scelta ben determinata e non sono affatto arrivati per caso. Qualcuno, si è preso la briga di andarsi a leggere il Piano di indirizzo energetico ambientale regionale (Piear), approvato nel gennaio del 2010. Nelle 336 pagine dove il solare termodinamico è assimilato al fotovoltaico si legge che questo è cosa assai buona. “L’esperienza industriale maturata, recita il Piano, fa ritenere che sia necessario realizzare impianti di capacità dell’ordine di 50 MW per potere ottenere un adeguato effetto di scala che permetta di ammortizzare l’investimento con una produzione elettrica di dimensione importante”. Proprio la mega dimensione di quello presentato a Banzi pochi mesi dopo l’approvazione dello strumento regionale. Ed ancora: “Con riferimento agli obiettivi del piano, la realizzazione di una o più centrali con tecnologia solare termodinamica potrebbe trovare una coerente opportunità di ulteriore sviluppo della tecnologia solare, nelle sue varie discipline teoriche, di componentistica ed applicative. Tale piano potrebbe essere utilmente integrato con la realizzazione del Distretto Energetico della Val D’Agri. Tale integrazione potrebbe dare positivi risultati oltre che nel campo dello sviluppo anche nella formazione, nella scienza dei materiali innovativi, nell’impiantistica, nella componentistica creando i presupposti per la costituzione di un Distretto Produttivo in Basilicata ed un centro di eccellenza nell’area del solare”. La politica proprio quella che si è presentata in sfilata a Palazzo San Gervasio aveva di già pensato a tutto. Anche dove mettere “la fabbrichetta” come direbbero al nord, in cui mettere a punto materiali innovativi per impiantistica e componentistica. Tutto programmato all’insaputa di chi poi l’impianto o gli impianti di solare termodinamico in altra area della Basilicata a confine con la Puglia dovrebbe subirli.