BAS“ Cisl, Uil, Anolf (Associazione nazionale oltre le frontiere), Laicato Cattolico, Alleanza delle Cooperative Italiane (Legacoop, Confcooperative e Agci), Confartigianato e Coldiretti di Basilicata, pur riconoscendo il grande e complesso lavoro svolto dalle forze dell’ordine e dalla società che gestisce il centro di identificazione ed espulsione di Palazzo San Gervasio, si associano alle tante voci, tra tutte quella autorevole del responsabile della pastorale del lavoro della conferenza episcopale lucana e vescovo di Acerenza, S. E. Mons. Ricchiuti, che in questi giorni si sono levate per protestare contro le disumane e riprovevoli condizioni di vita in cui sono costretti a vivere gli immigrati attualmente ospitati nel campo di Palazzo”. E’ quanto sostengono in un documento congiunto diffuso oggi.
“Riteniamo comprensibili le difficoltà riscontrate dalle istituzioni preposte nel discernere, visto il contemporaneo perdurare di quello che si può definire a tutti gli effetti un esodo biblico, i profughi dai clandestini che, come prevedono e impongono le leggi internazionali sui diritti umani, devono essere espulsi e riportati nei loro paesi d’origine, ma la decisione del governo di prolungare da 6 a18 mesi il limite di permanenza nei Cie degli immigrati è una misura discutibile che rischia di inasprire ulteriormente gli animi all’interno dei campi e che potrebbe portare, da qui a breve, all’esplosione di queste potenziali polveriere.
Cisl, Uil, Anolf, Laicato Cattolico, Alleanza delle Cooperative Italiane, Confartigianato e Coldiretti di Basilicata – spiegano nel documento - considerano necessario mettere in campo una vera e propria operazione trasparenza, aprendo il campo alle istituzioni locali e al mondo del volontariato e dell’associazionismo che, attraverso l’impiego di mediatori interculturali opportunamente formati, sarebbero in grado di comprendere meglio le esigenze dei profughi e di rendere perciò più sereno il clima all’interno del campo.
Inoltre, onde alleviare il disagio dovuto al tempo trascorso nel campo, sarebbe opportuno tenere proficuamente impegnati gli ospiti del campo attraverso corsi di formazione mirati alla conoscenza della lingua italiana e dei diritti-doveri degli immigrati che hanno scelto di vivere e lavorare nel nostro paese.
Le scriventi organizzazioni, infine, nella convinzione che un'emergenza sociale e umanitaria di tale portata vada affrontata con spirito di coesione e partecipazione, senza cedere alla tentazione di esercitare il ruolo di prime donne, ritengono che la pratica della solidarietà e la cultura dell'accoglienza siano elementi imprescindibili per governare fenomeni di dimensione planetaria come l'emigrazione.
Il Mezzogiorno e la Basilicata, per vocazione culturale e posizione geografica, - concludono - hanno il dovere morale di esercitare una responsabilità storica: essere fino in fondo ponte proteso nel Mediterraneo, che deve tornare ad essere mare di pace e di fratellanza tra i popoli, in una logica di cooperazione economica e sociale”.
Fonte : www.basilicatanet.it