Altro tempo è passato. E altro tempo invano si è perso. Ed oggi, in una società completamente trasformata, innovativa, veloce ed in seria e sana competizione, non ci sono altre possibilità che queste  per guardare ad un futuro diverso e migliore. Migliore e gradevole per i tanti giovani e disoccupati che ogni giorno aspirano a delle possibilità. Possibilità che il proprio territorio ha dentro di se. Possibilità che con voglia e poca “paura” e con rischio, si possono e si devono mettere in pratica.

Anche quest’anno, come tutte le ricorrenze, nel giorno dedicato alla classica gita di pasquetta, il territorio di Palazzo San Gervasio, con la sua zona naturalistica del Bosco Santa Giulia si è apprestato ad accogliere quei tanti “gitanti” che amano passare e vivere da queste parti il loro senso di libertà. Una parola inflazionata nell’ultimo periodo nella nostra cittadina in più di qualche contesto.

Ricordo ancora quando anni addietro ci si trovava d’accordo con gli aspiranti amministratori, che poi lo sono stati e lo sono, di voler cambiare. Di voler osare. Di voler dare serie opportunità. Di invogliare  e stimolare sistemi occupazionali ed imprenditoriali giovanili. Di dare la “scossa”, come viene chiamata ai giorni d’oggi da economisti e imprenditori. Mi ritrovo a distanza di anni a sentire le stesse richieste, non più da quella parte, ma da chi allora ascoltava queste “promesse”.

E il dato è che oggi, per quanto noi ci possiamo affannare su ciò che erano “veggenze”, “sogni” o “promesse” la nostra cittadina continua a vivere nel più tranquillo e silenzioso passaggio di ricorrenze e turisti mordi e fuggi senza riuscire a trasformare queste come un opportunità turistica-economica.

E’ sembrato un affronto alla realtà vedere le possibili strutture, pronte ad ospitare turisti e villeggianti, in cerca di beni di consumo e di accoglienza nel completo abbandono. E’ sembrato ancora più strano constare come a distanza di anni il tutto è ancora “sbarrato” e senza nessun progetto di rilancio o di apertura.

Mi è tornato in mente un bellissimo monito lanciato tempo fa in cui si diceva : “non abbiate paura”.

Perché solo fondandoci su una nuova speranza abbiamo la possibilità di guardare ai cambiamenti che possono portarci a conseguire i veri risultati tanto acclamati. E non è solo puntando il dito su chi è stato causa del non riuscire ad  operare che si possano risolvere i problemi che, gli amministratori sono chiamati a fare. Sono loro che hanno la possibilità di scegliere, di operare e di cambiare. E’ in loro che molti giovani pensano di poter cambiare le stagnazioni in modo democratico. In modo civile e meritocratico.

Ed invece si sceglie di confermare i soliti. Di non aprire ai nuovi. Di non osare nel cercare lo sviluppo “fuori dal controllo”.

Sono anni che non si riesce a dialogare con le Istituzioni deputate allo sviluppo turistico regionale. Sono anni che non si programma nei circuiti culturali i patrimoni culturali  e naturalistici.

Sono anni che la promozione del territorio è diventata una chimera o un “territorio” da non occuparsene. Proprio perché quel “territorio” è silenzioso e forse da non svegliarlo.

Ed invece è il silenzio che non ci porterà da nessuna parte. Il silenzio che ci sta obbligando a restare indietro. Il silenzio dei giovani che potrebbero ma non possono.

Abbiamo perso tempo prezioso ma, non vuol dire che si possa perdere altro tempo, altri giovani ed altre opportunità. A me piacerebbe ritornare a correre “senza paura” a dettare i tempi per ampliare le strutture, valorizzare le risorse naturali e culturali di Palazzo San Gervasio. Non posso credere alla favola dell’economia del centro CIE. Perché quella è una situazione dove libertà ed economia non coincidono… A me piacerebbe vedere un paese dove la libertà crea economia. Dove il non aver paura e  la libertà possano creare opportunità per i giovani, per tutti coloro che hanno in mente di realizzarsi e di competere. Anche fuori dai colori politici e dalle correnti e dalle comunità… E non credo che buoni esempi non ci siano. Ma, non aver il coraggio di prendere decisioni potrebbe, all’infuori dai soliti rimpalli di responsabilità che verranno, essere una sconfitta per tutti.

Ma, non ci dobbiamo sorprendere : il tempo tutto appiattisce e tutto cancella.