La presidente della Commissione regionale per la Parità e le Pari opportunità ricorda, in occasione del 150° anniversario dell’Unità d’Italia, la figura delle donne della nostra terra che contribuirono in modo sostanziale alla causa

ACR“Sembra che non bastino 150 anni – afferma Botta - per poter ricordare che anche le donne hanno concorso a rendere possibile l’Unità d’Italia e che sono state protagoniste del Risorgimento in ogni parte del Paese”.

“L’Ottocento – continua Botta - assegnava alla donna sostanzialmente i ruoli di moglie e di madre, tuttavia l’intelligenza, la passione, la determinazione e la sensibilità femminile hanno contribuito a raggiungere l’obiettivo dell’Unità. Le donne che più di altri hanno conosciuto il sopruso, l’ingiustizia, l’emarginazione, la violenza e la discriminazione sono state capaci di indignarsi e di ribellarsi, senza clamore, escluse dalla storia, citate solo da qualche ricercatore sensibile che ci da l’opportunità di ricordarle. E vogliamo ricordare alcune donne della nostra terra, della Basilicata che si sono battute in quegli anni a sostegno e accanto agli uomini, anche qui con spirito unitario. Costanza Chiurazzi, nata a Carbone nel 1830. Appartenente ad una famiglia gentilizia, dopo aver seguito il marito a Castelsaraceno, si schiera con gli insorti nei moti del 1860 e, il 21 ottobre di quello stesso anno, viene massacrata dai contadini del paese i quali, innalzata la bandiera borbonica, dopo averle ucciso il marito, invadono e saccheggiano la sua casa. La popolana Angela Maria Caterina di Palazzo S. Gervasio nel 1849 è l’unica ad avere il coraggio di prendere in consegna tutti i documenti del Circolo Costituzionale del proprio paese e, per tale motivo, nel 1851 viene arrestata, insieme al marito, e condannata per ' detenzione di libri proibiti'. Maria Teresa Di Pierro, madre superiora del convento di S. Chiara di Genzano, dopo il 1848, nascose e custodì i documenti dei liberali del proprio paese. Patriota e liberale fu anche Teresa Cirillo di Salandra. Arrestata nell’agosto del 1858 con l’accusa di cospirazione, fu scarcerata soltanto dopo la promulgazione della Sovrana Indulgenza del 25 giugno 1860. E patriota fu Teodora Cibarelli di Muro Lucano, di professione 'domestica' che, dopo essere stata coinvolta nei moti Carbonari potentini del 1820-21, viene colpita da mandato di arresto con l’accusa di 'associazione illecita', riuscendo a fuggire e a darsi alla latitanza. Stesso discorso per Marianna Carelli, nata a Picerno da ricca famiglia gentilizia.Trasferitasi a Potenza con il marito, Domenico Antonio Marone, fu coinvolta nei moti carbonari del 1820-21. A maggio dell’anno seguente venne arrestata con l’accusa di 'associazione illecita'. Relegata nella propria abitazione, nel 1923 ottenne la libertà provvisoria. L’Unità d’Italia – conclude la presidente Botta – l’hanno fatta anche loro”.

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